ing. Andrea Maglie

Il prezzo del context-switching

Il prezzo del cambio di contesto (context-switching) si paga sia in termini di tempo che di fatica mentale.

Vi è mai capitato di rivolgervi ad una persona mentre questa sta lavorando, magari semplicemente per chiedere un favore, e vedere che questa persona vi risponde in modo seccato apparentemente senza nessun motivo? A me sì. E ora vi spiego perché accade.

Per un lavoro che richiede concentrazione, le distrazioni e il cambio di contesto rappresentano un costo elevato in termini di tempo e fatica mentale. Prendiamo ad esempio il lavoro dello sviluppatore software: progettare e scrivere software è uno di quei lavori che richiede di immagazzinare molte informazioni nella testa tutte allo stesso momento (le specifiche del task a cui stai lavorando, i nomi delle variabili, le strutture dati da utilizzare, le API da invocare, i nomi delle funzioni che hai già scritto e che ti possono tornare utili…). Sono tutte informazioni che vengono tenute in memoria e vengono usate solo fin tanto che lavoriamo su quel task; una volta terminato il task, vengono “dimenticate” per lasciare lo spazio a quello che dovremo immagazzinare per il task successivo. Ora, supponiamo di distrarre un programmatore mentre sta lavorando ad particolare un task, portando la sua attenzione altrove, ad esempio perché gli chiediamo informazioni su un altro task su cui ha lavorato il giorno prima: lui sarà costretto a svuotare la mente per passare al nuovo contesto (la nostra richiesta di informazioni) e ragionare su questo. Appena finito, potrà tornare al suo lavoro, ma non immediatamente: prima dovrà raccogliere di nuovo le idee e le informazioni necessarie.

A seconda della tipologia e difficoltà del task, questa operazione può richiedere più o meno tempo e fatica. Se ripetuto più volte al giorno può causare una forte fatica mentale e causare nella “vittima” la sensazione frustante di non essere riuscito a portare a termine quello che doveva.

Quindi il prezzo del cambio di contesto si paga sia in termini di tempo che di fatica mentale (dalla quale deriva lo stress e lo stato di alterazione).

La soluzione? Cercare di limitare il più possibile queste situazioni. Se siete il lavoratore in questione, spiegate alle persone vicino a voi (i vostri colleghi ad esempio) che state lavorando e avete bisogno di concentrarvi, e di rimandare di qualche ora tutto quello che non è strettamente urgente (meglio: condividete con loro questo post!). L’uso della messaggistica asincrona (e-mail, WhatsApp, Telegram, Slack…) è utile in questi casi: se quello che va comunicato è urgente (ma veramente urgente!), lo si dice a voce, per tutto il resto si può mandare un messaggio o una mail e sarà il destinatario a decidere quando è il momento più opportuno per “distrarsi” e leggere i messaggi.

Lascio a voi decidere chi ricade nella categoria del “lavoratore” e chi nella categoria dei “rompiscatole”… E ricordatevi che, a volte, la stessa persona può ricoprire entrambi i ruoli! 😜

Fonte: l’esperienza personale, e questo articolo: https://www.petrikainulainen.net/software-development/processes/the-cost-of-context-switching/

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